23 Novembre 2024

Un viaggio drammatico alla ricerca della salvezza, quello raccontato dalla bravissima Ottavia Piccolo nel suo spettacolo Occident Express andato in scena al Teatro Goldoni lo scorso martedì 26 febbraio, per la stagione di prosa. Una discesa agli inferi moderna che ha fatto immedesimare il pubblico nel travagliato percorso di rinascita e morte dell’anziana Haifa Ghemal, che insieme alla nipotina di quattro anni Nassim, ha percorso 5000 km attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”, costretta improvvisamente a causa del bombardamento del suo villaggio a partire in cerca di una vita migliore.

“Questo viaggio” è stato possibile solo grazie alle grandi doti attoriali e interpretative  di Ottavia Piccolo. Infatti, la protagonista originaria di Bolzano – che in questi due anni ha deciso di dedicarsi interamente al teatro – ha saputo trasmettere tutta la sua competenza maturata nelle sue numerose e rilevanti esperienze di attrice di cinema e serie televisive, che le hanno permesso di sostenere efficacemente un’ora e 30 minuti di monologo. Ottavia Piccolo, nelle vesti di Haifa, è infatti l’unica e sola protagonista dell’opera, presente sul palco per tutto l’arco della messa in scena con indosso soltanto una semplice tunica di colore neutro, così come lo sfondo alle sue spalle. L’attrice è stata accompagnata durante la rappresentazione dall’Orchestra Multietnica di Arezzo,  grazie alla quale Occident Express è riuscito anche ad intrattenere gli spettatori del Teatro Goldoni, oltre che a fargli riflettere sui contenuti dell’opera. Gli strumenti e la melodia dell’orchestra multietnica sono stati essenziali per scandire le molteplici tappe del viaggio che hanno condotto Haifa e sua nipote Nassim dall’Iraq a Stoccolma, facendo rimanere alta l’attenzione del pubblico.


Le luci e la coreografia erano davvero minimalisti, coerentemente con il delicato contenuto del monologo, finalizzate a trattenere il focus dell’opera solo sulla storia e non su altri aspetti di contorno, infatti era presente sulla scena solo un piccolo palco in legno con sopra dei cubi che simboleggiavano le fatiscenti abitazioni di Hulalyah, il povero paese di origine dal quale la protagonista era dovuta fuggire. L’intera trama serve per sostenere come le migrazioni dei richiedenti asilo siano storie di drammi individuali e di difficoltà complesse e rischiosissime per la vita stessa dei profughi.

Nella narrazione scritta da Stefano Massini, sulla base di un fatto di cronaca realmente accaduto nel 2015, sono infatti frequenti gli spunti in cui si parla di morte di altre migranti e di prove difficilissime per continuare il proprio viaggio, vere e proprie odissee moderne imbevute di soprusi e brutalità, dove il dio denaro fa da padrone decidendo le sorti degli sfortunati peregrini. Il testo di Massini è di una lirica semplice ma d’impatto, a metà strada fra prosa e poesia, ricco di allitterazioni per sottolineare violentemente con forza tutte le azioni disumane che Haifa ha dovuto compiere per salvare se stessa e sua nipote, così come i due bambini che si erano uniti a loro nel corso del loro cammino. Non di meno si sottolinea anche “la guerra civile” tra migranti stessi per poter proseguire il cammino, aspetto spesso poco sottolineato dai media quando si riportano fatti di questo tipo. Uno dei bambini adottati da Haifa, poiché insieme ai fratelli rimasto orfano dei genitori, lungo il massacrante percorso verso la salvezza ruba continuamente del denaro a scapito delle altre persone in fuga, ma sarà proprio grazie alla refurtiva accaparrata da questo scaltro bambino di soli dieci anni, che riusciranno ad arrivare a Danzica sul mar Baltico tutti insieme.

Forse l’aspetto più interessante dell’opera è proprio la dinamica di  lotta interna fra uomini nelle stesse condizioni, i quali per migrare con successo seguono la legge di natura del più forte per primeggiare e sopravvivere arrecandosi danno gli uni con gli altri. Uno spettacolo molto apprezzato che vuole sensibilizzare il pubblico e farlo essere più “umano” nei confronti di una realtà così attuale che coinvolge oggigiorno migliaia di persone, Occident Express vuole essere un segno che va contro la tendenza attuale di voltare la testa dall’altra parte e di non prestare attenzione al prossimo, per questo ne consiglio a tutti la visione.

 

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Occident Express
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Chiara Sabbatini

Nata a Livorno il 25/09/1995 e laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università di Pisa. Coltivo da sempre una passione per l'arte e la letteratura, amo il cinema e il teatro e scrivo poesie nel tempo libero. Viaggiare mi affascina e non perdo occasione di ampliare i miei orizzonti. Fare del mio diletto, la giornalista, una professione, sarebbe un sogno che si avvera. Spero di appassionarvi con i miei articoli legati al campo dell'Arte e della Cultura.

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