La musica è pericolosa, come lo sono tutte le cose profondamente belle: ci cambiano, a volte ci ammaliano di bellezza, come gli innamoramenti adolescenziali… come pericolosi possono essere i nostri incontri con quella bellezza che ha la forza di cambiarci dentro.
Così Nicola Piovani, artista che non ha bisogno di presentazioni, apre uno spettacolo in grado di emozionare il pubblico con due strumenti su tutti: le parole e la musica. Al Teatro Goldoni di Livorno va in scena un racconto fatto di parole e di musica in grado di ferire intimamente lo spettatore, perché davvero, alla fine, la (sua) Musica è pericolosa.
Lo disse Fellini, nel senso che la musica, l’intreccio di note e sentimenti, lo colpiva sempre così nel profondo da emozionarlo e commuoverlo. Con questo aneddoto Piovani comincia a raccontare una giornata assieme al regista romano, mentre musicava un suo film e di come Fellini amasse ascoltare il pianista mentre si muoveva sulla tastiera. Piovani, in due ore che sono sembrate volare, racconta quindi, come un cantastorie, alcune sue uniche esperienze, vissute assieme a tanti dei più grandi artisti italiani degli ultimi decenni.
Egli, premio Oscar per la colonna sonora della Vita è Bella di Roberto Benigni, ha lavorato, musicandone i film, con registi del calibro di Monicelli, Moretti, Tornatore, Bertolucci, Magni, i Taviani ed il sopracitato Fellini, tra i tanti, italiani e stranieri. Vanta poi collaborazioni per il teatro con De Filippo, Gassman e Cecchi ed un ruolo in alcune canzoni di Fabrizio De André.
Poi, durante l’esibizione, dopo aver arricchito lo spettatore con le sue parole ed averlo intrattenuto con una vena finemente ironica, lo ipnotizza mettendosi al pianoforte, e suonando. Le dita che corrono sui tasti compongono la musica dei suoi film e arrangiano sinfonie che hanno contribuito alla sua formazione e alla sua storia personale.
Il successo della serata è stato possibile anche grazie alla gradevolezza della scenografia e delle luci, realizzate rispettivamente da Mauro Banella e Danilo Facco. Con un bel mix di colori sullo stage del Teatro Goldoni è stato quindi possibile sdoganare “la classicità” delle composizioni, rendendo l’opera maggiormente adatta al grande pubblico. Per facilitare l’ascolto dello spettatore, inoltre, dietro ai musicisti, sono state proiettate le immagini delle locandine dei film per cui Nicola Piovani ha composto la colonna sonora.
Ad accompagnarlo in questo viaggio ci sono Pasquale Filastò (violoncello/chitarra), Rossano Baldini (tastiere), Marina Cesari (sax/clarinetto), Ivan Gambini (batteria/percussioni) e Marco Loddo (contrabbasso), tutti egualmente ipnotici come il loro direttore d’orchestra.
Il Teatro Goldoni è gremito ed entusiasta per lo spettacolo di uno dei compositori più talentuosi degli ultimi anni.
Piovani, però, in questo suo racconto di parole e musica, non ha dubbi su chi vinca, ed è lui stesso a dircelo con l’ultimo verso della sua canzone Quanto t’ho amato: nell’amor le parole non contano, conta la musica…
Lamberto Frontera
Paolo Gambacciani
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