21 Novembre 2024

Washington D.C. – E’ proprio notizia di stamani, fonti Ansa, che il sostegno per la pena di morte negli U.S.A ha subito un’impennata fortissima; basti pensare che a metà degli anni ’90 addirittura l’80% della popolazione era favorevole alla pena capitale, oggi si attesta al 60%. Il sondaggio, portato avanti da Gallup, organo di informazione, dimostra che il drastico abbassamento del consenso è da collegarsi alla moratoria riguardante la pena di morte che è stata portata avanti in diversi Stati americani, iniziata intorno al 2000 dopo che diversi detenuti del braccio della morte erano stati riconosciuti innocenti.

penamorte[1]
Detenuto aspetta la propria esecuzione
i riferisco ai risultati portati avanti su una serie di test del DNA che rivelarono come in Illinois erano stati commessi numerosi errori giudiziari che avevano ucciso molti innocenti. Questi fatti dimostrano l’aberrazione del genere umano, lo Stato “fautore” e “portatore di legalità”, si è macchiato le mani di rosso vermiglio, uccidendo legalmente delle persone che non avevano commesso il fatto, che non avevano fatto nulla. Immaginiamoci la disperazione dell’eventuale famiglia, impotente, ma ancor di più del soggetto che si sente accartocciare su se stesso, che sa’ che morirà per un fatto mai commesso, che deve respirare la lurida aria di una cella che non gli appartiene e che sarà libero solo quando uno Stato assassino, lo ucciderà.


E per questa uccisione? Nessuno pagherà.

pena-di-morte[1]
Condannato alla sedia elettrica
Negli Stati Uniti la pena di morte è legata a livello federale per ben 42 reati, fra cui anche l’omicidio compiuto in parchi nazionali,(che senso ha una specificazione del genere? E’ un aggravante? Un omicidio commesso in un parco nazionale è peggior di uno commesso nel cortile della scuola?), pertanto in tutto il territorio degli U.S.A. tale pena può o potrebbe essere applicata. Dei  50 Stati effettivi degli U.S.A. solo 16 non contemplano nel loro statuto la pena di morte, mentre in altri 3 Stati non è più applicata dal 1976: Kansas, New Hampshire e New York. In Oregon è in vigore una moratoria dal 1997 e tutte le condanne sono sospese,  così come in Kentucky, Arkansas, il Nebraska invece ha reputato incostituzionale la sedia elettrica, probabilmente più per il costo energia-detenuto, che per umana compassione, difatti però la pena di morte viene applicata. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato a livello federale, che potrebbero essere considerate punizioni crudeli la sedia elettrica, l’impiccagione e la camera a gas, (Americani hanno importato alcune tradizioni dal Vecchio continente), ma non le ha espressamente proibite. In Florida il detenuto può optare per la sedia elettrica, per una morte sicuramente più elettrizzante, in altri Stati, come lo Utah, si può scegliere fra l’iniezione letale ed essere fucilati…disumano, ecco.

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“Moderna camera a gas”
Abbiamo detto che il condannato talvolta può scegliere come lo Stato possa ucciderlo:

– Sedia elettrica: il condannato viene legato alla sedia, mani e caviglie, vengono applicati elettrodi di rame al corpo e una calotta alla nuca, fra questa e la testa viene posizionata una spugna imbevuta di soluzione salina, questo per favorire la circolazione dell’elettricità. Il risultato: arresto cardiaco e blocco della respirazione;

– Camera a gas: il condannato viene rinchiuso in una stanza con pareti di acciaio a tenuta stagna e viene rilasciato  cianuro nell’aria. Il risultato: morte per asfissia;

– Iniezione letale: immissione nelle vene del condannato di un veleno e di sostanza chimica che provoca la paralisi del muscolo. Il risultato: arresto cardiaco e paralisi del diaframma.


Fortunatamente la fucilazione e l’impiccagione sono ormai ritenuti metodi barbari e disumani, (come se gli altri invece fossero segni di benevolenza verso il condannato), in pratica ormai desueti. La camera a gas, venne presentato come un metodo moderno e fatto per evitare al condannato inutili sofferenze, (in tutto questo credo ci sia una falla logica, ma è una lieve sensazione), asserzione falsa e infondata, basti pensare al caso di Donald Hardind, in Arizona, che impiego 11 MINUTI PER MORIRE, inoltre molti si accorsero che era un metodo utilizzato dai nazisti…non c’è che dire…illuminante. La sedia elettrica era il metodo più  utilizzato fino al 2000, considerato il meno crudele possibile, (su quali basi?), in realtà, infatti, il condannato era costretto ad aspettare in agonia il responso del dottore, prima di ricevere altre scariche che gli provocavano l’arresto cardiaco. C’è da aggiungere i vari guasti agli impianti elettrici e/o l’incompetenza degli addetti, non sono infrequenti i casi in cui i condannati BRUCIAVANO sulle sedie elettrice, cito il cado di Pedro Medina, in Florida. Ugualmente l’iniezione letale, per via degli errori sulle quantità di sostanza anestetizzante da iniettare prima del veleno, può lasciare l condannato paralizzato e cosciente per varie minuti, cito il caso di Thomas Smith, nell’Indiana, questi dovette aspettare 36 minuti prima che gli  venisse iniettato il veleno letale.

01 fuc[1]
Sedie utilizzata per la fucilazione
Si aggiunge a tutto questo una tortura più gravosa, subdola, fredda: l’attesa.
Un’attesa lenta, fatta di rintocchi, da porte che si aprono, da cigolii, umide celle, detenuti, pianti, grida, soprusi, attese di anni, 20 o 30, impotenza, non serviranno le grida, i pianti, le mani battute, i pugni lacerati, non serviranno le grida al cielo, alla pietà, alla misericordia umana, in quei luoghi non esiste, l’occhio dell’umanità è pio e stanco e non guarda mai su quelle persone, morti che camminano, morti che camminano.
Misurano il vestito per la sepoltura, viene firmato il certificato di morte in anticipo, poi forse verrà la morte, ma non è detto, un imprevisto e il sadico gioco ricomincia.

Matteo Taccola

matteo.taccola92@gmail.com

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Matteo Taccola

Sono uno studente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, curioso, estroverso, mi piace scrivere.
Ho voluto accettare la sfida postami da “Uni Info News”, mettermi alla prova e scrivere quello che penso con l’intenzione di potermi confrontare con tutti quelli che ci leggono.

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