Sul fatto che il centrodestra, quello vero, quello con le idee di quando nacque nel 1994, sia morto, siamo più o meno tutti d’accordo. Chi più, cercando e creando nuove realtà (si legga NCD agli inizi) e provando nuove esperienze, chi meno, ovvero chi ancora strenuamente difende babbo Silvio (come si dice dalle mie parti). Si è creata negli ultimi anni una destra con idee forti e decise, anche troppo, che poco si avvicina all’elettore liberale e moderato ed una forza che invece dovrebbe rappresentare proprio questo elettorato, Forza Italia, ma in realtà è soltanto un gomitolo aggrovigliato senza capo nè coda formato dagli ultimi fedayn berlusconiani.
Da questo scenario si capisce subito il perché dopo l’intervista rilasciata ieri da Stefano Parisi su La Stampa, il mondo “popolare”, quello che si identificava in Silvio Berlusconi e nel Popolo della Libertà che vinceva le elezioni, si è smosso.
Sono bastate poche parole, pragmatiche, chiare e decise per riaccendere un desiderio di centrodestra che arde dentro il cuore di molti, ma che al momento è una fiammella che piano piano si sta spegnendo.
L’elettore che guardava a destra, dopo la fine del PDL si è disperso in mille sogni e promesse, o semplicemente nello sdegno verso una certa politica.
Ed è da qui che Stefano Parisi dovrà ripartire; ben che non ami parlare di “rottamazione” questa dovrà esserci in termini di merito. Basta amicizie, parentele e cerchie di amici, sì alla meritocrazia politica.
Per chi come me, seppur abbia ventuno anni, ha girato qualche associazione politica, i più ci hanno sempre detto la stessa cosa: “siete voi il futuro, ma toglietevi di torno chi ci ha rovinato”
Sono del pensiero che si debba imparare da chi ci ha preceduto, ma una volta appreso è necessario partire e far vedere che ci sono tre generazioni, poco considerate, che hanno tutte le potenzialità per essere il futuro.
A Milano il risultato non è stato appagante per gli sforzi fatti, ma riuscire, in una grande città, a riunire tutta un’area, è già stato un passo avanti.
Adesso, urge toccare tutto quello che è ancora sopito, lì fermo, in attesa di ripartire.
E per ripartire uno dei punti di lancio sarà sicuramente il nodo delle tasse; togliere l’Imu agricola e quella sui bullonati per far sì che davvero le Piccole e Medie Imprese, tanto chiacchierate ma poco considerate, e vera eccellenza del nostro paese, tornino a far muovere l’economia. Bisognerà andare dai giovani, far capire loro che scappare non è la strada più facile, perché fare il cameriere a Parigi non sarà mai soddisfacente come fare un lavoro che si vuole nel nostro Paese. E questo Paese dovrà garantire formazione, inserimento e meritocrazia. Bisognerà andare anche dagli anziani, semplificare le funzioni a loro più vicine, uffici comunali, medici e postali più Smart, si, ma meno 2.0 che l’ottantenne medio non ci arriva.
Sul tema immigrazione andrà trovata una posizione, anche in base a quanto stabilito a livello europeo, che possa piacere all’elettore ma che non sia estremista come un certo tipo di destra sta provando a portare avanti.
Tante sono i nodi da sciogliere, i percorsi da intraprendere e le idee in mente. Ma il progetto di Parisi può partire ed essere l’unico che può forse anche arrivare per il rilancio di una parte politica silente come il centrodestra perché c’è benzina e questa è fatta dalle persone. La dimostrazione arriva dal fatto che, nella piccolezza del mio profilo Facebook, abbia pubblicato l’intervista a La Stampa e questa sia stata inondata di like da persone che è qualche mese che non fanno la Politica.
Credo che con questo pezzo mi inimicherò qualcuno, ma ho voluto scriverlo facendolo di getto, perchè con quelle parole Stefano Parisi ha tirato una ventata sul fuocherello che batte dentro di me, alzando un po’ la fiamma. Negli ultimi due anni, con la mia parentesi in Ncd e poi l’uscita, non ho mai rifatto tessere, mi sono avvicinato alle persone e ad alcuni candidati, specie del Partito Democratico. Non nego e neanche rinnego chi o cosa ho sostenuto in questi mesi, e neanche lo scordo buttandolo nell’angolo dei ricordi. Anzi, riparto proprio da queste esperienze e queste conoscenze ma sempre con le mie idee. E convintamente a queste io resto un fedele sostenitore del Referendum.
Cosa avverrà, “lo scopriremo solo vivendo” diceva Lucio Battisti però le premesse per fare bene ci sono tutte
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