Il bullismo nel nostro Paese è sensibilmente più elevato che all’estero, infatti si parla di una vittima su cinque (dati del telefono Azzurro).
Come potete immaginare restano, lontani dalle percentuali che comunque aumentano imperterrite, i casi non “dichiarati”. Purtroppo alcuni di questi finiscono in tragedia, basta fare una piccola ricerca per accorgersi che i motivi di ogni molestia variano ma sono spesso legati a fenomeni culturali, come ad esempio l’omofobia, anche se, in verità, ad un bullo basta davvero molto poco per mettersi in azione.
Cos’è il bullismo, come si identifica? Il bullismo è una forma di violenza, fisica o psicologica, su un individuo particolarmente sensibile e poco estroverso (nella maggior parte dei casi in un ambiente scolastico), e si divide in diretto ed indiretto: il primo riguarda le molestie fisiche e/o sessuali, insulti e parolacce; il secondo è di gran lunga più subdolo, in quanto si fonda sull’attacco alla psicologia del ragazzo (o della ragazza) più debole, soprattutto con l’ausilio della tecnologia (si tratta di cyberbullismo e si basa su gli usi di internet e del cellulare) e con la diffamazione.
Questi atti, che in molti paesi esteri vengono chiamati solo “mobbing”, funzionano da discriminazione e da allontanamento dal “gruppo principale” di un ambiente scolastico (ma può essere anche sportivo, ricreativo etc.), perciò la vittima viene letteralmente perseguitata per settimane, a volte per mesi e talvolta per anni.
Il peso dell’esclusione grava come un macigno sulle spalle della vittima, che comincia ad assumere comportamenti estranei al proprio modo di essere ed a soffrire di depressione e, pertanto, con il tempo diventa estremamente complessata. Questo “male di vivere” è una cosa che nessun bambino o adolescente dovrebbe sopportare, per esperienza posso dirvi senza rifletterci molto che questo problema si contrappone ad ogni piacere: le feste non hanno più sapore, le compagnie non hanno senso, andare a scuola è uno sforzo enorme, parlare con i parenti è difficile e non essere capiti è oscenamente triste.
Come ho già accennato i motivi degli atti di bullismo sono molteplici, aggiungerei che sono visti dal bullo come una scusante al proprio comportamento e vanno dalla scelta dei lacci da scarpe al colore della pelle o dall’orientamento sessuale al modo di pensare. Perfino i disabili sono presi di mira.
Chi è il bullo, o i bulli, e che parte ha il “pubblico”? Il bullo può essere un ragazzo trascurato dalla famiglia, un ragazzo “bene” (che quindi pensa di avere il mondo in pugno) o, magari, un ragazzo frustrato. Anche le ragazze riescono ad essere degli ottimi bulli, infatti, le femmine in particolare sanno come gestire le informazioni meglio dei maschi e colpire nei punti fragili, e come i maschi ricorrono al cyberbullismo, che è davvero letale per i più impressionabili.
Il “pubblico” è la vera belva: c’è chi forma la combriccola del bullo, magari perché aggregarsi al più carismatico fa sentire meno insignificanti, e ovviamente fa di tutto per assecondare il “capo branco”. E poi ci sono gli spettatori passivi, che non hanno il coraggio o la coscienza di aiutare la vittima lasciandola sola e indifesa alla sua situazione. Restando indifferente, si verifica una “copertura”: il pubblico fa da “parete”, facendo finta che tutto vada bene, cosicché un insegnate non possa accorgersi del problema. Conseguentemente la vittima, sentendosi solo esclusa, non riesce ad rendere noto ciò che subisce quotidianamente. Consiglio ad ogni lettore adulto di aguzzare la vista e cercare di dialogare con il proprio figlio o parente, in modo da accorgersi se il ragazzo è un bullo od una vittima, e comunque intervenire se è stato fatto notare che in classe qualcuno sta mettendo in pratica degli abusi.
Infine, vorrei consigliare ad ogni ragazzo, ragazza, bambino e bambina di non nascondersi dietro la violenza, di non restare indifferente agli altrui problemi, di non lasciarsi diventare vittima degli altri (dialogando, appunto, con i compagni, gli insegnati, gli amici ed i genitori) e soprattutto di tirar fuori senza timore le proprie potenzialità. Una civiltà ben fatta si esprime nell’aiuto reciproco, non con l’indifferenza. Non siate un pubblico passivo.
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