Il Teatro Goldoni di Livorno è stato lieto di ospitare lo spettacolo della Fondazione Teatro di Napoli, diretto da Alessandro Gassman : “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, andato in scena il 16 e 17 Febbraio. Qualcuno volò sul nido del cuculo è in realtà il romanzo che lo scrittore Ken Kesey pubblicò nel 1962, in seguito al suo volontariato presso un ospedale psichiatrico in California. Nel 1971 grazie a Dale Wasserman è diventato una trasposizione scenica per Broadway e sulla base della medesima sceneggiatura, è stato realizzato l’omonimo e celebre film da Miloš Forman, con protagonista Jack Nicholson. A distanza di qualche decennio, questa grande opera di denuncia sociale torna a prendere vita, nella versione italianizzata di Giovanni Lombardo Radice, adattata per il teatro da Maurizio De Giovanni.
La storia viene così attualizzata e ambientata nell’ospedale psichiatrico di Aversa, durante il 1982 e così, il protagonista del romanzo Randle McMurphy diventa il meridionale Dario Danise, che si è fatto credere pazzo per sfuggire alla prigione. La scenografia di Gianluca Amodio, ci trasporta immediatamente all’interno di un padiglione ospedaliero suddiviso in due piani : uno per i “malati cronici”, ovvero per coloro che non hanno prospettive di guarigione ed uno per i ricoverati volontari, costituito da sei persone che si sono fatte internare, perchè si ritenevano inadatte a vivere nel mondo. L’arrivo di Dario Danise, il bravissimo Daniele Russo, porterà scompiglio nelle vite dei sei “pazzerielli”, come lui stesso li definisce, sconvolgendo per sempre la loro monotona routine, scandita dalle ferree regole della severa Suor Lucia.
Ogni paziente è inoltre ben caratterizzato da una precisa mania/malattia mentale e da un dialetto particolare che lo rende subito riconoscibile. L’esuberanza e l’ energia di Danise riusciranno a risvegliare dal torpore persino Ramon, il gigante buono, interpretato da Gilberto Gliozzi, creduto da tutti in un irrecuperabile stato catatonico, che alla fine troverà la forza di vincere le sue paure e di fuggire dal manicomio. Uno spettacolo davvero ben articolato e coinvolgente, capace di trasportare emotivamente lo spettatore e di farlo divertire e riflettere allo stesso tempo. L’utilizzo di videografie, tipico delle rappresentazioni teatrali di Gassman, è stato estremamente efficace, soprattutto per i momenti dedicati ai sogni di Ramon e per la scena finale, in cui il gigante colombiano tira la statua della Madonna contro le grate, conquistando finalmente la libertà.
Gassman a mio parere è riuscito nel suo intento, grazie soprattuto al cast eccezionale che ha scelto, composto da: Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Marco Cavicchioli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito e Giulia Merelli. Il messaggio che questa opera trasmette, va al di là dell’abominevole trattamento riservato ai pazienti dei manicomi, lo si può estendere al rapporto fra gli esseri umani in generale, che per loro natura sentono il bisogno di assoggettare i loro simili ed imporre la loro supremazia, senza rispetto per il prossimo né per il diverso, pertanto ne consiglio a tutti la visione.
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