La prima giornata del girone di ritorno regala conferme e sorprese, stravolgendo praticamente tutti i risultati di un girone fa.
Dalla Juve da 10 in pagella e altrettante vittorie consecutive, che passa facilmente a Udine, alla prova di maturità del Napoli, passando dalla perla di Pavoletti e dal cuore del Carpi, fino al Milan che vince e convince nel big match del posticipo contro la Fiorentina.Non ingrana la Roma nonostante il ritorno di Spalletti, così come si rivela inutile l’ennesimo cambio di panchina in casa Palermo.
32 reti e tante emozioni nel 20simo turno di Serie A, di cui analizziamo croci e delizie.
TOP
Il Gallo trascina il Toro.
Il primo top è lui, Andrea “il Gallo” Belotti alza la cresta e punge nel momento più delicato della stagione, per lui e per il Torino. Due gol e un assist per prendersi sulle spalle i granata e spazzare via le ombre di un girone d’andata frustrante tra panchine e critiche.
“La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione” [Lucio Anneo Seneca]
E quale momento migliore se non quello della contestazione di chi ti costringe per praticamente 19 partite alla panchina? Il gallo è “svizzeramente” letale: sfrutta spietatamente al meglio l’esclusione di Quagliarella e, prendendo il Toro per le corna, si rilancia alla grande in vista del girone di ritorno.
Immensamente e inevitabilmente Pipita.
Gonzalo Gerardo Higuain. Se si parla di Top, la sua presenza è tanto scontata quanto inesorabilmente doverosa; dicasi 20 gol in altrettante partite, conditi da 5 doppiette nelle ultime 7 giornate: numeri da scarpa d’oro.
In un Napoli che dispensa un gioco celestiale, il Pipita fa tutto: corre, lotta, si arrabbia, protesta e, ovviamente, segna, 2 volte e per non farsi mancare proprio niente alterna destro e sinistro.
Tutto questo pero non basta, il numero 9 dà spettacolo anche a fine partita, cantando e saltando con la marea azzurra della curva partenopea. Leader e trascinatore passionale sublimamente in armonia con la piazza di Napoli che adesso sogna concretamente il tricolore.
FLOP
Maledzetto.
Dal 2015 al 2016, dal girone d’andata a quello di ritorno, da Garcia a Spalletti, dal 4-3-3 al 4-2-3-1 la situazione non cambia: Edin Dzeko non riesce a segnare.
“Ad impossibilia nemo tenetur”,
nessuno è tenuto a fare l’impossibile: al bosniaco si chiede, infatti, semplicemente di fare il lavoro per il quale è pagato, e anche profumatamente.
Il gol su azione manca addirittura dal 30 agosto e per un numero 9, di nome e di fatto, questo è un enorme problema.
Il Verona, ultimo in classifica e quarta peggior difesa del campionato, non può frenare un attaccante della sua caratura; le occasioni ci sono ma lui le spreca tutte, dalla prima all’ultima, inaccettabilmente, che si tratti di sfortuna o meno.
Il MUR(ill)O è stato abbatuto.
L’Inter attraversa il primo periodo di crisi della propria stagione.
La causa è semplice: quella che era una retroguardia attenta e impeccabile inizia a vacillare palesando lacune e incertezze.
Jeison Murillo è oggettivamente l’indiziato principale, le défaillance mostrate nelle ultime partite sfociano disastrosamente in una prestazione terribile all’Atleti Azzurri di Bergamo, nella trasferta contro un’Atalanta che non rappresenta un avversario eccessivamente ostico.
Sbadato e impreciso, il colombiano sbaglia tutto: vaga per il campo intralciando i compagni, una vittima indifesa in preda alle continue imbucate bergamasche, l’autogol con cui regala il vantaggio ai padroni di casa è la ciliegina sulla torta di una débacle inaspettata.
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