Questa mattina ho deciso di voler dar spazio ad un’opera conosciuta ma non troppo presa in considerazione “dai più” di Raffaello, La sacra famiglia, oggi conservata al Museo del Prado di Madrid.
Il dipinto è stato eseguito dal celebre maestro urbinate Raffaello con la probabile collaborazione del suo allievo prediletto, Giulio Romano. Databile intorno al 1518-1520, l’opera presenta dimensioni notevoli, 144×115 cm. Venne denominata “la Perla” dal re di Spagna Filippo IV, perché considerata l’opera più prestigiosa e di maggior valore (non solo estetico) delle sue collezioni.
Analizzando il dipinto si nota subito come l’atmosfera notturna rende i passaggi visivi più lenti facendo emergere pian piano dall’ombra i personaggi, illuminati dalla luce lunare, così da scoprire un piccolo gruppo in primo piano costituito dalla Vergine Maria, mentre abbraccia dolcemente la Sant’Anna (sua madre) al suo fianco e il Gesù Bambino seduto tra loro, che rivolge il suo tenero sguardo sorridente a Maria. In piedi, voltato quasi di spalle di fronte a loro, si trova il San Giovannino, coperto in parte dalla veste in pelo di cammello (uno dei suoi principali attributi iconografici). I quattro personaggi sono immersi nella natura e alle loro spalle appare San Giuseppe in lontananza, all’interno di alcuni ruderi in roccia (la loro capanna). Nella parte destra dello sfondo, invece, si apre una sorta di squarcio che riflette una città lontana con costruzioni architettoniche, un ponte e un piccolo fiume che scorre sotto di esso.
“La Perla“ è una Sacra Famiglia che, come in altre rappresentazioni del tema, ai tre personaggi imprescindibili che la formano – il Bambin Gesù e i genitori – si aggiungono quelli della Sant’Anna e del San Giovannino. In questo caso però l’artista ( o meglio gli artisti) ha voluto sottolineare una gerarchizzazione fra i personaggi, rilegando a un ruolo secondario e di minor importanza il San Giuseppe e lasciando ampio spazio e protagonismo alla figura della Madre e del Bambino, che spiccano in mezzo al gruppo.
La scena è ricca di risonanze emotive, il modellato è reso morbido attraverso il mirabile utilizzo del chiaro-scuro, così come il panneggio delle vesti, del quale risalta particolarmente quello dello scialle rosa cangiato di azzurro della Vergine. C’è, inoltre, un intenso gioco di sguardi tra i personaggi principali che conducono l’occhio dello spettatore a spostarsi fra loro, analizzandoli lentamente uno ad uno: da Maria al San Giovannino al Bambino fino alla Sant’Anna.
Anche la storia collezionistica del dipinto è veramente unica e particolare. Fortunatamente le fonti ci hanno lasciato quante più informazioni necessarie per capire i viaggi che ha compiuto.
Realizzato per Ludovico conte di Canossa, nobile prelato veronese e diplomatico al servizio del papa, il quadro vanta una storia antica di grande prestigio. Acquistata da Vincenzo Gonzaga (duca di Mantova) direttamente dai conti di Canossa – in cambio del feudo di Cagliano nel Monteferrato – nel 1604, l’opera passò nella collezione del re Carlo I d’Inghilterra nel 1627. Dopo la sua morte il dipinto fu messo all’asta da Cromwell in persona fino ad essere nuovamente acquistato, questa volta però da Don Alonso de Cárdenas per il re Filippo IV (inizialmente conservato a El Escorial dal 1656 circa). Il regnante spagnolo lo inserì alla sua personale collezione e consapevole della sua estrema importanza e prestigio lo ribattezzò come la sua “Perla“. Nel 1810 venne trasferito a Madrid e nel 1813 la razzia napoleonica di opere d’arte portò via, per mano di Giuseppe Bonaparte, anche l’opera in questione, insieme ad altre tele di Raffaello, passate a Parigi fino al 1815. Fortunatamente però nel 1818 tornò in Spagna, inizialmente di nuovo a El Escorial e poi trasferita definitivamente nella sua sede attuale, il Museo del Prado di Madrid.
“La Perla” è l’unica opera di Raffaello dipinta su tavola uscita dalla Spagna che non soffrì il cambio di supporto, ma che anzi ha mantenuto la sua struttura originale ed ora possiamo goderla esattamente come era stata concepita all’epoca. Certo, il viaggio fino a Madrid è lungo, ma ne vale sicuramente la pena.
Annalisa Castagnoli
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