Uni Info News pubblica da sempre lettere dal suo pubblico (l’ultima riguarda la proposta di trasformare il Mausoleo Ciano nel Deposito di zio Paperone) nel tentativo di rendere i ragazzi partecipi della realtà che ci circonda.
Oggi condividiamo la riflessione di Riccardo Fara, studente Livornese di Scienze Politiche, a proposito della Rete degli Studenti Medi.
A me sta bene che gli studenti protestino per la Buona Scuola.
A me sta bene che ci sia un’organizzazione solida.
A me sta bene che l’opinione pubblica s’interessi.
A me sta bene che tutto ciò crei una comunità basata sull’aiuto ed il rispetto reciproco.
Quel che non mi sta bene è che ci si proclami come una realtà gloriosa, indipendente ed autonoma. Come la parte della moneta pulita che pulita non è.
Facciamo luce agli occhi di tutti (e ben vengano i contestatori).
Andiamo per gradi:
Idea di un modello teorico di un movimento studentesco.
Un qualsiasi movimento studentesco dovrebbe porsi politicamente indipendente, apartitico ed antifascista. Gli interessi che accumunano gli studenti sono univoci a prescindere dell’orientamento politico.
Qualche esempio? La Riforma Gelmini e la Buona Scuola sono quelle più odierne, ma se ne possono citare altre. Ci sono molte criticità riscontrate in queste due riforme ma ho trovato molti che, più che metterle in luce, erano del tutto indifferenti che, ahimè, avrei voluto non trovare mai. Nessun partito di destra o di sinistra ha mai volto le proprie azioni per il bene degli studenti, anzi.
Comunque, tornando a noi, è solo una scarsissima percentuale di ragazzi che riesce ad affermare i suoi valori ed identificarsi in una forza politica o, se lui lei ne presume l’esistenza, in un’ideologia politica. Il motivo per cui gli interessi degli studenti trovano successo e forza di maggioranza è nel trasmettere dei valori come la sensibilizzazione, la creazione di un pensiero critico, di una consapevolezza e, perché no, di una coscienza politica. Sono queste le basi che servono allo studente per poi un giorno diventare un cittadino con una coscienza critica ed essere padrone di se stesso, padrone dell’unico potere che può esercitare politicamente: il voto.
Il movimento(coordinamento o con qualsiasi nome lo si voglia chiamare) è anche uno spazio dove si svolgono assemblee orizzontali, dove ogni opinione viene ascoltata e discussa collettivamente. E’ uno spazio dove chiunque lo desidera può portare i propri problemi scolastici di origine locale, nazionale e/o internazionale. Uno spazio che non si ferma ad una analisi delle problematiche ma agisce, prima con un’informazione di massa libera e trasparente e, in seconda battuta, lancia un atto concreto.
La forza che risiede in un modello di questo tipo è proprio l’indipendenza dai sindacati e dai partiti, oppure, ancora, il confronto diretto con la propria collettività ai fini di risolvere ogni problematica. Non è in alcun modo concepita l’esistenza di un presidente o di un segretario all’interno di esso, ogni studente è il nucleo vivo e portante del movimento.
Queste istruzioni vanno contro un’idea di strumentalizzazione. Se da giovani appartenessimo ad una realtà che regala ad ogni enorme sforzo queste doti, impareremmo la ricetta per stare al mondo: “pensare con la nostra testa!”.
Un esempio di questo modello teorico di movimento studentesco emerse nel Gennaio del 2014, quando i membri del C.S.L (Coordinamento Studentesco Livornese) presentarono al Teatro Officina Refugio al Festival “D’Istruzione Festival” il “Dossier Scuola”.
All’atto pratico l’azione che ciò dovrebbe avere è totalmente autonoma e indipendente, ovvero contare solo su se stessa, solo sulle sue forze e su quelle di nessun altro. Sede, striscioni, bandiere, furgoni e altri materiali utili deve procurarseli il movimento stesso con le sole proprie forze. E le proprie forze sono gli studenti che vi partecipano. Un movimento studentesco non appartiene a nessuno. E’, ripeto, politicamente indipendente e così deve essere. Non può decidere di affiliarsi ad un sindacato, ad un partito o ad un’associazione. No, perché si etichetterebbe e perderebbe la sua limpida e pura indipendenza.
La Rete degli Studenti Medi.
Quanto bella, quanto ingenua e quanto inconsapevole.
Non lei ma chi vi partecipa. Non chi vi partecipa ma chi crede che vi stia partecipando.
La Rete degli Studenti Medi è un’associazione studentesca fondata il 4 ottobre 2008 a Frascati e rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. È un’organizzazione apartitica che si definisce “sindacato studentesco” e che nasce dalla fusione di tre diversi soggetti politici affermatisi nella realtà studentesca degli anni duemila.
- Rete degli studenti (ReDS) nata nel 2007 da una scissione minoritaria dell’ Unione degli studenti (UdS), in seguito alla decisione dell’UdS di sospendere il Patto di Lavoro che la legava alla CGIL;
- Idee studentesche in movimento (ISIM) rete di associazioni studentesche che riunisce le basi locali fuoriuscite dall’UdS a seguito dei falliti tentativi di riconciliazione tra la medesima e la ReDS;
- Studenti di sinistra, l’organizzazione studentesca facente riferimento al partito dei Democratici di Sinistra prima della sua confluenza nel Partito Democratico.
La Rete collabora con l’Unione degli universitari e condivide con essa un patto di lavoro con la CGIL ereditato dalla ReDS, di cui in precedenza aveva beneficiato l’UdS (fino alla sospensione avvenuta nel 2006). – fonte tratta da Wikipedia.
Nasce 10 mesi fa, a Gennaio, in seno alla CGIL. Dei ragazzi in delega dalla Rete Nazionale hanno deciso di mettere il proprio seme anche a Livorno. Eccoci qua, un gruppo di ragazzi, si contano su due mani, si sono trovati ad un bar ed hanno deciso di cercare di realizzare questo progetto a loro presentato.
Insieme a chi di dovere hanno trovato una struttura, hanno trovato tutte le informazioni che gli servivano ed hanno tirato su un gruppo di studenti. La sede in Via Terreni, p.e., è prestata dall’Arci.
L’agire. Punto che porta perplessità.
Le assemblee si svolgono con una sorta di “direttivo” che coordina l’assemblea e indirizza le discussioni. Il resto dell’assemblea ha il ruolo di chiedere delucidazioni se necessario, aggiungere argomenti ad una discussione e per chi non è d’accordo – molto raro che si esprima qualcuno in disaccordo – c’è un’ulteriore discussione che può portare ad un compromesso come no. E’ ovvio che un assemblearismo di questo tipo(ovvero, non orizzontale) è vincolante per il vero scopo dell’assemblea stessa, cioè: crescere sempre più ogni individuo nella sua integrità. Sì, sicuramente ci sarà una crescita, ma non così tanto positiva quanto quella che si potrebbe ottenere con un modello teorico come quello definito precedentemente.
Oltre ad un sistema dirigenziale “face to face” che, ripeto, considero in parte limitante per ogni membro, c’è anche l’aspetto positivo dell’albergarsi di quest’aria comunitaria e senso di appartenenza. Senso di appartenenza che trova il suo apice con un direttivo gioviale e aperto a nuovi volti e confronti. Come spesso accade è proprio il senso di appartenenza ad una bandiera a portare un attaccamento speciale tra i membri di una comunità forte e familiare.
Altra nota positiva è sicuramente l’aspetto, per così dire, pedagogico che questa Rete porta a questi ragazzi, sopratutto per quanto riguarda i rapporti interpersonali all’interno del gruppo.
E’ forse sbagliato dire che alla loro scorsa manifestazione siano stati politicamente scorretti?
Non credo, ma loro la penseranno, senza dubbio, diversamente. Loro stessi, per l’ultima manifestazione, hanno mandato l’invito ai tre sindacati dei lavoratori, ovvero: CGIL, CISL ed UIL. Solo la CGIL, insieme a numerose associazioni, è scesa in piazza con la Rete, portando le sue bandiere, i suoi iscritti e ovviamente la sua immagine in un corteo studentesco. Questo però, alla Rete sta bene. Ed è proprio questo concedere che fa pensare ad uno stretto legame tra i due. Ed è proprio questo legame che fa pensare ad una strumentalizzazione degli studenti. Ma non fossiliziamoci sui pareri della così tanta vicinanza a sindacati di rilevanza internazionale, dai.
La mia risposta riprende le basi da un’idea di un modello teorico di movimento studentesco( come quelle descritto prima). Finché vi è un appoggio sindacale, magari anche indiretto, c’è un’istruzione di base, e se non c’è, ci sono comunque le bandiere in piazza, dunque, prima o poi, che lo si voglia o no, ci sarà un’istruzione di base. Dunque sì, è politicamente scorretto, perché finché ci si appoggia ad un sindacato come la CGIL non si parla di indipendenza e non si parla movimento studentesco, oppure, nel caso in cui se ne voglia veramente parlare, si parla di un movimento studentesco strumentalizzato o che corre il rischio, giorno per giorno, di essere strumentalizzato.
In conclusione, credo sia giusto far nascere una criticità nei loro confronti. Non che li abbatta ma che li fortifichi, li rivoluzioni o li concretizzi. Questo è l’obbiettivo della critica. Una realtà che non la accetta e non la affronta ha già scritto il suo destino: cadere. Purtroppo o per fortuna oggi giorno è doveroso guardarsi bene da tutti e, senza una solidità di idee, una chiarezza di fondo e una forte rete comunicativa, difficilmente ci si afferma con duratura.
Ma siamo agli inizi, ora spetta vedere gli sviluppi.
Nel bene o nel male si stringe comunque la mano e si augura buona fortuna.
Riccardo Fara
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