25 Novembre 2024

Non sono qui per parlare del conflitto del ’39-’45 e dei campi di concentramento in cui milioni di innocenti venivano uccisi barbaramente nelle cosiddette “docce a gas”, ma per parlare della Germania democratica di oggi, che però, ahimè, non ha perso il vizietto del gas. Infatti tra il 2007 e il 2012, un lustro, la teutonica nazione ha sostenuto la formazione ed equipaggiato la polizia turca finanziando il progetto con oltre 500 mila euro e fornendo il loro amatissimo gas urticante. Qualcuno potrebbe obiettare affermando che la formazione e l’equipaggiamento delle forze di polizia è un atto democratico con il quale si vuole difendere e far rispettare la legge…attuando però una analisi più approfondita possiamo domandarci: “Quale legge?”.

image[1]La mia ingenuità mi porta a chiedere come la Germania, birra e crauti, non si sia chiesta che cosa ci facessero con tutto quel gas e se la polizia così addestrata non potesse essere utilizzata per fini poco democratici e poco occidentali…infatti la realtà storica dei fatti ha dato ragione ai malpensanti. Probabilmente hanno saltato un passo fondamentale: prima di istituire i custodi per le leggi, avrebbero dovuto esigere che leggi democratiche e giuste esistessero nella Turchia odierna. Il risultato finale è che la polizia turca esiste, è ben organizzata, ben equipaggiata e il gas lo lancia come se fosse riso a un matrimonio, ma la legge che devono difendere…lascia molto a desiderare sotto ogni punto di vista. Secondo la deputata della Linke, partito di sinistra, Ulla Jelpke “bisogna interrompere ogni collaborazione in questo settore finchè i dimostranti pacifici vengono terrorizzati non c’è giustificazione a equipaggiare la sicurezza”.


Se è vero che in Germania da moltissimi decenni vivono milioni di turchi è anche vero che c’è un po’ di Germania in questa Turchia “moderna”.

Matteo Taccola

matteo.taccola92@gmail.com

 

 

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Matteo Taccola

Sono uno studente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, curioso, estroverso, mi piace scrivere.
Ho voluto accettare la sfida postami da “Uni Info News”, mettermi alla prova e scrivere quello che penso con l’intenzione di potermi confrontare con tutti quelli che ci leggono.

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