PISA – Grazie all’organizzazione del gruppo “Universitas per l’Ateneo”, si è tenuta in data 24 Aprile al polo Carmignani di Pisa un’ampia ed interessante conferenza sul tema della sicurezza ed autotutela, durante la quale sono intervenuti numerosi relatori. Ricopre il ruolo di moderatore il professor Alberto Gargani, docente di Diritto Penale al dipartimento di Giurisprudenza di Pisa, che ha sostituito il professor Romboli. L’incontro è stato aperto da un breve intervento del dottor Alberto Marchesi e dello stesso professor Gargani, il quale, aiutandosi con la proiezione di alcune slides, ha introdotto i due argomenti al centro del dibattito, sottolineando come il concetto di sicurezza sia legato principalmente ad alcuni tipi di crimine, escludendo sostanzialmente quelli relativi ai colletti bianchi. Proprio a causa di questo fenomeno, l’istanza di sicurezza – veicolata attraverso la stampa – è spesso oggetto di una populistica manipolazione a fini politici. Accennando invece al secondo polo oggetto dell’analisi, il professor Gargani ha sottolineato che l’autotutela sopravvive tutt’oggi come una sorta di retaggio di una visione arcaica della giustizia, e rappresenti una sorta di deroga al monopolio della forza detenuto da parte dello stato. I fondamenti della legittima difesa sono noti: in pri Grazie all’organizzazione del gruppo Universitas per l’Ateneo, si è tenuta in data 24 Aprile al polo Carmignani di Pisa un’ampia ed interessante conferenza sul tema della sicurezza ed autotutela, durante la quale sono intervenuti numerosi relatori. Ricopre il ruolo di moderatore il professor Alberto Gargani, docente di Diritto Penale al dipartimento di Giurisprudenza di Pisa, che ha sostituito il professor Romboli. L’incontro è stato aperto da un breve intervento dello stesso professore, il quale, aiutandosi con la proiezione di alcune slides, ha introdotto i due argomenti al centro del dibattito, sottolineando come il concetto di sicurezza sia legato principalmente ad alcuni tipi di crimine, escludendo sostanzialmente quelli relativi ai colletti bianchi. Proprio a causa di questo fenomeno, l’istanza di sicurezza – veicolata attraverso la stampa – è spesso oggetto di una populistica manipolazione a fini politici. Accennando invece al secondo polo oggetto dell’analisi, Gargani ha sottolineato che la autotutela sopravvive tutt’oggi come una sorta di retaggio di una visione arcaica della giustizia, e rappresenti una sorta di deroga al monopolio della forza detenuto da parte dello stato. I fondamenti della legittima difesa sono noti: in primis essa viene vista come il “diritto di difendere i diritti”, ovvero come autotutela privata sussidiaria ai fini dell’autoconservazione, il secondo alla lotta contro l’illecito, cioè in un frangente di pericolo il privato pone in essere anche funzione pubblica di lotta all’illecito. Ecco dunque perché il limite della proporzione e ragionevolezza è in rapporto al primo fondamento un paletto necessario, mentre viene meno in rapporto al secondo.
È tuttavia difficile spesso, in concreto, confrontare la legittima difesa ed i beni patrimoniali: ciò si verifica allorquando un soggetto, per difendere beni patrimoniali, leda un diritto personale altrui. Il professore dunque, portando esempi pratici, ha confrontato il nostro con altri ordinamenti con basi filosofiche diverse, come quello tedesco e quello americano, che si rivelano più inflessibili nella lotta contro l’illecito, ampliando molto il concetto di legittima difesa. La parola è passata dunque al noto criminologo e psichiatra Mastronardi, che ha esposto la sua trattazione basandosi su alcuni filmati utilizzati nella formazione delle forze dell’ordine in merito al comportamento da tenere in caso di contatto con soggetti pronti a fare uso di violenza. Il professore ha chiarito i diversi poteri delle forze dell’ordine, degli incaricati di pubblico servizio e privati cittadini. Ha dunque esaminato i requisiti di applicabilità della difesa legittima, già menzionati da Gargani e contenuti nel codice penale. Dopo l’intenso intervento del professore, il microfono passa alla dottoressa Lydia Pagnini, sostituto procuratore della provincia di Pisa. L’intervento della dottoressa Pagnini si è focalizzato principalmente sull’eccesso colposo di legittima difesa, ossia su uno dei limiti di questo istituto. Il procuratore ha spiegato che è necessario valutare innanzitutto se questi limiti siano stati superati e se il superamento risulti colposo. Ha dunque portato un esempio per chiarire “Una persona reagisce ad un’aggressione armata esplodendo alcuni colpi di pistola: il primo risulta fatale per l’aggressore, mentre gli altri sono inutili. Ma cosa accade se il primo colpo non uccide l’aggressore ma lo tramortisce solamente, e sono gli altri colpi a finirlo? In questo caso c’è indubbiamente un eccesso di difesa”. Come ha spiegato la dottoressa Pagnini, la realtà dei fatti è molto più complessa di questo caso di scuola, tuttavia esso è utile per iniziare a formarsi un’idea di cosa sia la legittima difesa e cosa sia l’eccesso di difesa. L’intervento prosegue affrontando nel dettaglio la questione, e focalizzandosi soprattutto sulla cosiddetta proporzionalità, ovvero l’equilibrio tra la percezione del male minacciato ed il male effettivamente subito, e anche i mezzi a disposizione dell’aggredito ed il mezzo effettivamente utilizzato da questi per difendersi dall’aggressore. La proporzionalità è stata il nucleo anche dall’esposizione del dottor Enrico Pappalardo, avvocato penalista, il quale si è soffermato principalmente sull’elemento psicologico. Ha affermato infatti che una questione su cui si deve intervenire è la percezione di quali siano i beni da tutelare e in che modo vadano tutelati: l’omicidio di un uomo sorpreso a rigare un SUV non può essere giustificato con la difesa legittima di un bene. Non c’è infatti dubbio che si debba tutelare la propria automobile, ma sicuramente la tutela non deve avvenire in questo modo. Inoltre il dottor Pappalardo ha toccato un tema molto sentito dalla città di Pisa in questi ultimi tempi, ossia i disagi causati dalla movida: “I divertimenti del sabato sera non vanno demonizzati ed è pressoché inutile minacciare un inasprimento delle pene se prima non si educano i cittadini al rispetto per la cittadinanza stessa e per la propria città”. Simili aspetti, molto vicini alla realtà pisana, sono stati ripresi dall’ultimo relatore della sessione mattutina, il dottor Luca Daddi, vice-caposervizio del quotidiano “Il Tirreno”. Nel suo intervento, il dottor Daddi ha parlato principalmente del rapporto tra casi giudiziari e mass media. Particolarmente interessante è stato il riferimento dalla deontologia professionale del giornalista: “Nel nostro mestiere esistono delle regole che sono state fissate nel tempo ed ogni buon giornalista dovrebbe tenerle sempre presenti” – ha esordito il dottor Daddi – “così come si devono tener sempre presenti le mille sfumature del linguaggio italiano. Un esempio che mi viene in mente è quello dell’immigrato: spesso sui giornali leggo che termini come immigrato, richiedente asilo, extracomunitario, rifugiato vengono utilizzati come sinonimi. Ma ognuno di questi termini ha un suo specifico significato, e prima di utilizzare una determinata espressione bisogna considerare che ognuna ha un suo peso. Quando un giornalista commette degli errori di questo tipo, può essere segnalato da qualunque cittadino all’Ordine dei Giornalisti, che provvederà ad irrogare sanzioni”.
Alessandra Marsi, Luca Fialdini.
Comments