Recensione di Transformers 4 – L’Era dell’Estinzione
“Il nuovo capitolo dei Transformers rimane coerente a quanto già visto in passato, facendo dell’apparenza e della superficialità il suo punto forza”
Una battaglia epica ha lasciato una grande città devastata, anche se il pianeta Terra è salvo. Quando l’intera umanità si è ricomposta, appare un gruppo di uomini oscuro che tenta di controllare la direzione della storia … mentre una nuova minaccia, antica e potente, prende di mira la Terra. Con l’aiuto di nuovi esseri umani, Optimus Prime e gli Autobot si preparano ad affrontare una sfida ancora più terribile. In un’avventura incredibile, sono coinvolti nella guerra tra il bene e il male, che culmina in una battaglia dalla portata globale.
Recensione
Michael Bay è senza alcun dubbio uno di quei registi capaci di farti entrare al cinema gran parte del pubblico e far cassa al botteghino, su questo non ci piove. Non è chiaro il motivo, ma sta di fatto che quando un suo film viene concepito quasi ed esclusivamente per incassare e rivelarsi un dominatore al box office questi riesce nell’impresa, sempre più ardua vista la concorrenza, senza incappare in alcun ostacolo.
Il successo della saga di Transformers, iniziata nel lontano 2007 quando Shia LaBeouf era ancora un attore con un po’ di sale in zucca prima di apparire sui giornali solo per le scorribande e gli atti da drama-queen e Megan Fox veniva vista da ogni ragazzo come la nuova miss universo confezionata dall’industria cinematografica, sembra non aver tutt’ora esaurito le proprie risorse e sembra essere tutt’altro che estinto, anzi, questi viene magicamente inserito tra i prodotto di maggior risposta da parte di appassionati e rivelarsi capace di svelare ancora qualche carta vincente.
Dal momento che la trilogia originale era stata definitivamente archiviata due anni or sono, Bay si è trovato tra le mani un’occasione d’oro per dare il via ad un seguito che fungesse anche da reboot, collegato strettamente nello spazio e nel tempo a Transformers 3, ma con protagonisti e comprimari del tutto nuovi. In un certo senso questo è stato il piano adottato e seguito dal regista di Armageddon, prendendo stavolta tra le sue grazie Mark Wahlberg ed affidandogli i panni del personaggio principale, non virando più la narrazione in un universo strettamente adolescenziale, ma puntando tutto specificamente su quello degli adulti e su come un uomo sulla quarantina, con un mutuo da pagare ed una figlia da mandare al College, viva al giorno d’oggi la propria vita in America, per precisione nel Texas, con nemmeno un lavoro per via della crisi economica.
Poteva, tutto questo, essere un elemento interessante, un qualcosa di nuovo che era stato solo abbozzato nel precedente film, mal gestito (come al solito) e lasciato morire in una o due scene prima di dare il via ai fuochi d’artificio e alle esplosioni, ma purtroppo anche stavolta Michael Bay, colpevole una sceneggiatura costruita in modo mediocre ad eccezion fatta per le tante premesse all’inizio che non riesce a rispettare, manda all’aria l’intera produzione e dopo soli quaranta minuti, anche se parliamo di un record per gli standar del film-maker, le lotte tra Umani e Alieni occupano lo schermo lasciando pochissimo spazio per una trama degna di nota e condotta con una minima logica.
Non è un caso che il Cinema di Bay tenda ad assomigliarsi sempre e che i suoi film una volta tolti i vari elementi in più dell’occasione (in questo caso macchine e robot) non siano altro che una accozzaglia di inquadrature che nel trambusto totale creano uno stile mediocre nel quale sguazza in piena gloria il regista capace di ripetersi e riciclarsi all’infinito. Se la commedia nera Pain & Gain aveva parzialmente mostrato un equilibrio, in alcuni frangenti, di quest’ultimo, ora si ritorna a dover sottolineare quanto caotico un film come solo Tranformers possa essere.
Siamo di fronte a tutto tranne che ad una buona pellicola di stampo action-adventure, ove i luoghi perdono di incisività e caratteristiche sullo schermo a causa dei tanti viaggi e spostamenti da una città all’altra, col finire che un po’ tutte si assomigliano eccetto per rari lucidi casi ove spuntano palazzi famosi o monumenti storici; i personaggi piatti non contribuiscono a rendere il tutto nemmeno lontanamente interessante, poiché si ha sempre l’impressione che il lui o lei di turno siano stati presi per puro caso e, totalmente vittima degli eventi, vaghino di qua e di là commettendo ogni tanto qualche sciocchezza e ad aumentare i danni va citata una pessima gestione del cast; i dialoghi non contribuiscono a animare un po’ il lungometraggio, bensì affossano ancora di più il tutto mostrando a volte un ironia ed un sarcasmo pungente fine a sé stesso che a lungo andare, causa anche le pessime performances degli attori coinvolti, diventa noioso e ripetitivo.
Eppure in tutto ciò Transformers 4 – L’Era dell’Estinzione ha dei punti interessanti e delle qualità anche se poche si riconducono alla regia o agli attori, per non parlare degli sceneggiatori o scenografi. Sotto il profilo estetico, rimanendo comunque quasi totalmente assente da una fotografia curata (qualora non pensiate che saturare i colori al massimo sia avere senso e buon gusto), parlando di effetti speciali e messa in scena, il film vanta davvero una cura impeccabile; Optimus Prime nelle sequenze IMAX 3D è immenso, maestoso, una gioia per gli occhi e grazie alla stereoscopia 3D cattura l’attenzione bucando lo schermo. Non scherziamo, la profondità di questa pellicola è probabilmente la migliore che ci sia su piazza. Con una miriade di effetti particellari e scene cariche di spettacolarità e tensione, il tutto confluisce a rendere il film una gioia per gli occhi che non stanca né appesantisce troppo la vista con l’utilizzo degli occhialini. Immagini di così grande impatto le eguagliano probabilmente solo Nolan, al momento, sempre grazie all’ausilio delle telecamere IMAX e pochi altri registi.
Tuttavia, sebbene il sonoro, gli effetti speciali, i modelli dei robot e tutto il resto che prende vita sullo schermo resti eccellente, rimaniamo comunque di fronte ad un opera priva di anima, capace di brillare solo in apparenza, mostrandosi superficiale e confusionaria che trova grazie allo stile estremo una rappresentazione pessima e incapace di esprimere qualcosa sul serio. Transformers è un giocattolo realizzato e confezionato per tutti coloro che amano i tanti combattimenti e le esplosioni che occupano il lungometraggio per 2/3 del tempo, per chi non aspetta altro di assistere ad una buona e sana dose di lotta tra marines e alieni con tanto di frasi patriottiche così stantie da risultare quasi parodistiche e crede fermamente nei valori di un cinema tanto illusorio quanto solo esteticamente appagante, ma che una volta terminato non lascia nemmeno un sapore amaro su cui prendersela a morte ed una delusione a cui recriminare qualcosa. Bay è un artefice di grande talento per questo genere di lungometraggi, peccato che di questi ci si ricordi a malapena il titolo una volta finiti di guardare.
Commento Finale
Transformers 4 – L’Era dell’Estinzione è un film migliore del precedente terzo capitolo, insulso e ambizioso, ma anche stavolta Michael Bay non riesce a superare quei limiti che puntualmente cerca di raggiungere in ogni suo film senza preoccuparsi però di scavalcarli per vedere cosa sia possibile fare oltre il suo modo di fare cinema. Dopo sette anni dall’inizio della saga ci prendiamo la libertà di dire che negli anni futuri i film sui robot venuti dallo spazio saranno esattamente come quelli appena fatti, magari con qualche città nuova e uno o due protagonisti estrapolati dalla parziale popolarità del momento. Non cercate il cinema vero qui, non aspettatevi un intrattenimento intelligente e sensato, Optimus Prime si staglia in tutta la sua bellezza assieme ai suoi Autobot ma al di là del blu metallizzato di cui sono composti i suoi pezzi non c’è un anima che viva o un cuore che batta, solo esplosioni e retorica accompagnati da un pizzico di ripetitività. Un’altra occasione sprecata che però non sorprende né delude più nessuno, dopo tutto Michael Bay ha intrapreso una strada che può portare solo a questi risultati ed alla fine, in fondo, lo sappiamo bene anche noi.
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