Scendono i coriandoli sulle teste dei Miami Heat e dei loro tifosi: campioni, per il 2° anno consecutivo, al termine di una finale bellissima, combattuta sino alla fine di una gara-7 tirata, nella quale gli Spurs hanno avuto la forza di rispondere colpo su colpo alla coppia James-Wade (60 punti in coppia). Ma LeBron (37 punti, 12 rimbalzi), votato mvp delle finali, non è il numero uno al mondo per caso e la sua forza di volontà, la sua capacità straordinaria di dominare le partite quando più conta, è stata troppo anche per i texani. San Antonio ha pagato la super percentuale da tre del Prescelto (5/10) e di un Battier (6/8) rispolverato al momento giusto. Incredibile credere che Miami abbia vinto con Bosh (0/5), Miller (0/5), e Allen (0/4) rimasti a secco. Alla fine solo 5 Heat sono andati a referto. Ma quando due fenomeni come James e Wade vestono la tua maglia, tutto diventa maledettamente più facile.
Nel primo quarto gli Spurs partono forte e la tattica di Popovich è subito chiara: lasciare a Lebron il tiro dalla media e dalla lunga distanza negandogli la possibilità di arrivare al ferro. La tattica sembra funzionare, Lebron fatica in post basso contro Diaw e sbaglia i primi tiri, ma James gioca per la squadra e gli Heat riescono a portarsi in vantaggio grazie a 2 triple di Battier: il punteggio a fine periodo è di 18-16 con 7/22 al tiro per gli Spurs e 7/19 per gli Heat. In avvio di secondo quarto Battier mette un’altra tripla aumentando il vantaggio, ma gli Spurs non hanno intenzione di arrendersi e, approfittando delle 3 palle perse di Allen, si riavvicinano pericolosamente. La gara viaggia a ritmi alti e le squadre sono a pari punti (27-27), ma Lebron si sblocca e piazza un parziale di 6-0 tutto suo per il 33-27. Grazie a un fantastico Tim Duncan e a un monumentale Kawi Leonard gli Spurs restano a contatto e chiudono il secondo periodo in svantaggio di soli 2 punti (46-44). Il primo tempo si chiude dunque con una percentuale al tiro decisamente bassa, gli Heat viaggiano col 43.2 e gli Spurs addirittura col 35. Il secondo tempo segue la falsa riga del primo e si continua sul filo dell’equilibrio, con nessuna delle 2 squadre che riesce a prendere un vantaggio che vada oltre i 2 punti. Leonard continua a stupire e mantiene il contatto nonostante la tripla messa a segno da James e fa capire, grazie anche all’aiuto di Duncan e Diaw, che gli Spurs ci saranno anche nel quarto periodo, intanto il terzo si conclude sul 72-71 per gli Heat grazie alla tripla di Chalmers sulla sirena. L’ultimo periodo inizia, tanto per cambiare, con un’altra tripla di Battier che dà un minimo di vantaggio agli Heat. Miami difende benissimo e, costringendo Ginobili a perdere 2 palloni, aumentano il loro vantaggio. Dopo poco però l’argentino si riprende e con una tripla riavvicina gli Spurs 85-82 a 4’ dalla fine. Green avrebbe la palla del pareggio ma sbaglia il tiro da 3 punti consentendo il contropiede agli Heat che con Battier, invece, non sbagliano. Duncan però accorcia di nuovo e una tripla di Leonard porta gli Spurs a due punti 90-88. Poco dopo gli Heat ci riprovano da 3 con Battier che però sbaglia. Il possesso è degli Spurs che hanno la possibilità di pareggiare: a 48” dalla fine la palla arriva a Duncan in post basso che affronta l’1 contro 1 più facile dell’anno contro Battier, si gira appoggia al ferro e…sbaglia. Con questo clamoroso errore di Duncan si chiude la partita: gli Heat vincono 95-88 e si aggiudicano il titolo di campioni NBA per il secondo anno di fila.
Non basta dunque una prestazione memorabile di Kawi Leonard (19 punti e 16 rimbalzi) per consentire agli Spurs la vittoria, che escono sconfitti da questa finale nella quale però hanno dimostrato tutta la loro forza e determinazione. La rabbia di Tim Duncan per il suo errore era evidente a fine partita, ma uno sbaglio non può cancellare tutte le cose incredibili che ha fatto in questa serie e in tutta la sua meravigliosa carriera.
Ora resta una sola domanda da farsi: che sia iniziata l’era di Lebron James e dei Miami Heat?
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