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“+2 Accelerazione pericolosa”: la mostra fotografica di Fabrizio Sbrana sul cambiamento climatico

Uninfonews è felice di pubblicare gli articoli dei giovani aspiranti giornalisti che frequentano le università e le scuole superiori del territorio.

Oggi è il turno di Paola Perelli, della 4G dell’Istituto Tecnico Vespucci, indirizzo turistico.

Buona lettura!

 

Inaugurata l’8 novembre 2022 presso il Museo di Storia Naturale di Livorno, “+2 Accelerazione Pericolosa” è la mostra di fotografie del fotoreporter Fabrizio Sbrana sul tema del cambiamento climatico che deve il suo nome alla pericolosità dei 2 gradi centigradi in più da non raggiungere per via degli effetti devastanti che produrrebbero sulla terra.

Promossa e realizzata da Fondazione Livorno e Fondazione Livorno – Arte e Cultura, con la cooperazione di Fondazione Piaggio e Museo di Storia Naturale del Mediterraneo e Provincia di Livorno, con l’aiuto Castagneto Banca 1910 e il patrocinio della Regione Toscana, l’esposizione comprende oltre 30 fotografie stampate su lamine metalliche di grandi dimensioni e oltre 300 immagini in proiezione collezionate dal fotografo in oltre 40 anni di lavoro in giro per il mondo al fine di protestare contro i danni causati al nostro pianeta.

All’interno della mostra +2, era presente una bacheca sulla quale i visitatori hanno potuto attaccare dei post-it con consigli, considerazioni, pensieri e appunti sul tema trattato domandandosi cosa può fare la nostra generazione e quali piccoli gesti quotidiani si possono  attuare.

 

 

L’opera che mi ha colpito di più è “Delta dell’Ebro”, realizzata in Spagna nel 2008.

Le principali motivazioni della mia scelta sono tre: l’impressione che una foto così bella non possa essere collegata a qualcosa di dannoso, il fatto che sembri una foto fatta sia a dei particolari dettagliati e, quindi, utilizzando lo zoom ma anche una foto fatta ad un paesaggio dall’alto; inoltre il colore verde presente nella foto rimanda a un significato di speranza.

Questa non è la prima mostra che visito con il tema dell’ambiente, ricordo benissimo di essere passata per caso davanti al Teatro San Marco la sera del 6 agosto 2021 ed essermi interessata alla mostra esposta: “La tua mascherina”, della fotografa Laura Lezza insieme al Comune di Livorno, l’Assessorato all’Ambiente e AAMPS, realizzata nel 2020.

La mostra trattava l’argomento dell’inquinamento in seguito alla pandemia con fotografie ritraenti mascherine facciali abbandonate in giro per Livorno, la Toscana e il mondo.

Per quanto il lockdown abbia aiutato l’ambiente riducendo l’inquinamento una volta usciti, forse presi dal bisogno di libertà che avevamo, il nostro comportamento non è stato dei migliori nei suoi confronti.

Abbiamo, infatti, lasciato mascherine per le strade, in mare, all’interno di parchi, portando così un oggetto che aiutava a proteggerci, anche se odiato per la distanza che creava dopo mesi senza interazioni sociali e percorsi di vita tutt’altro che lineari, ad essere un nemico per il pianeta.

Questo a testimonianza del fatto che, nonostante le precedenti iniziative, la raccolta fotografica +2 è stata comunque necessaria per farci capire che siamo quasi al punto di non ritorno.

Anche artisti in altri campi hanno cercato di renderci più coscienti riguardo questo importantissimo tema.

In questo caso, ad esempio, si può parlare anche di Jovanotti perché nonostante il suo festival “Jova Beach Party” sia stato quest’anno al centro di critiche per l’inquinamento, il cantante ha sempre cercato di rendere la cura per l’ambiente un tema presente.

Non a caso ad uno dei suoi “Jova Beach Party” era visibile anche una scultura contemporanea di un pesce al cui interno potevano essere gettate le bottiglie di plastica, permettendo così sensibilizzare al fatto che, se non gettati negli appositi contenitori, il destino di quei rifiuti sarebbe potuto essere quello di essere ingeriti o mettere in pericolo l’ecosistema marino. Opere simili sono state installate anche su spiagge italiane come a Torre Canne e sul litorale di Corigliano Rossano volte a sensibilizzare verso il corretto riciclo della plastica e verso la pericolosità della stessa in mare.

Dal mio punto di vista, questo tema, nonostante le migliaia di iniziative, viene ancora troppo ignorato e preso poco in considerazione, cosa che ritengo totalmente sbagliata.

Dovrebbe esserci, infatti, voglia di cambiare soprattutto dopo tutto quello che è successo, dovremmo poter vivere il nostro pianeta come avremmo dovuto fare in quegli anni in cui la pandemia ci ha rubato la libertà, quando la situazione non era così percettibilmente drammatica, senza doverci preoccupare del fatto che, un domani, potremmo non avere il nostro pianeta come lo viviamo oggi.

Dopo aver passato mesi in lockdown ad un’età che avrei dovuto passare a divertirmi, dopo non aver avuto la possibilità di avere un percorso scolastico lineare, dopo che la mia vita è stata bloccata e non ho potuto vedere le persone da me amate, non aver avuto interazioni sociali, dopo aver avuto e peggiorato innumerevoli problemi dovuti alla pandemia, vorrei riprendermi tutto il tempo perso e, finalmente, poter sentire gli anni passare senza essere “in pausa”.

Spero che questa mostra non sia l’unica su questo tema in futuro e che aiuti a comprendere i danni che il nostro pianeta sta subendo e cercare di trovare il prima possibile delle soluzioni.

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