1992: Corruzione, Sesso & Politica
Milano, 17 Febbraio 1992
Tutto ebbe inizio quel giorno, da lì partì l’inchiesta “Mani Pulite” che in seguito avrebbe preso le dimensioni di Tangentopoli. Tutto è iniziato con l’irruzione, da parte dei militari dell’arma nel Pio Albergo Trivulzio e con l’arresto di Mario Chiesa, dando il via ad una valanga di dimensioni tali da toccare le fondamenta dello stato Italiano, mettendo fine a quella che viene definita la Prima Repubblica.
Consci di queste premesse e del potenziale a disposizione la nuova serie tv targata Sky, nata da un’idea di Stefano Accorsi è approdata ieri sera sul canale Sky Atlantic e Sky Cinema 1 HD, ed immagino di non usare un’iperbole qualora già da adesso mettessi per iscritto che il boom di ascolti c’è stato, eccome se c’è stato.
Tuttavia il sottoscritto, che nel ’92 non era ancora nato, e 365 giorni ancora mancavano all’appello prima di venire a questo mondo, non vuole occuparsi né di ascolti tv né tanto meno fare una lezione di politica o Storia di Italia in un articolo indirizzato alla sezione “Serie Tv”; esattamente come per gli altri lavori oltreoceano quali House of Cards, Game of Thrones, Empire, American Horror Story, e le nostrane Gomorra e Romanzo Criminale, il mio compito è quello di scrivere due righe su questa nuova scommessa televisiva, prendendo in considerazione i primi due episodi, analizzando e proponendo a voi tutti le mie lodi ed i miei dubbi su questo nuovo ambizioso progetto.
Su una scala da 1 a 10 il massimo dei voti andrebbe di certo dato alla studiata operazione pubblicitaria che Sky ha fatto in questi mesi per promuovere la serie, perché ormai da molto tempo sui canali appositi non si vedevano altro che vetri rotti su uno sfondo verde, voci fuori campo ed in sottofondo colonne sonore degli anni ’90, tra uno spot, un film o un programma e l’altro. Inoltre gli ultimi 30 giorni hanno visto la nascita del canale Sky ’92, riservato a serie, lungometraggi e programmi che andavano di moda vent’anni fa, accendendo in noi quel moto di interesse e nostalgia, specialmente in chi gli anni ’90 li ha vissuti solo alla fine, conservando ben pochi ricordi.
Non c’è dubbio, il nostro cervello è stato sottoposto ad uno stress non da poco, qualora fossimo capitati nelle reti di Murdoch, nelle settimane scorse e le quattro cifre sopra riportate non hanno fatto che prendere sempre più parte nella vita di noi tutti, aiutate ed accompagnate da servizi e reportage nei telegiornali o approfondimenti vari in seconda serata o nei canali minori, per non parlare dell’eccessivo utilizzo di foto e backstage sui social network.
Finalmente, ieri sera, 24 Marzo, in prima serata sono riuscito a gustarmi le prime 2 puntate tanto attese, ne mancano 8 all’appello e ringraziamo il cielo che ne vediamo 2 a settimana, altrimenti accadrebbe come per Fargo che lo abbiamo iniziato su Sky Atlantic adinizio Dicembre scorso e si è finito a Febbraio inoltrato a causa della messa in onda di una sola puntata ogni sette giorni.
1992 si è presentata fin da subito, scusate se mi ripeto, ai miei occhi come una serie tv con un grande potenziale, capace di mostrare una storia che cerca di mescolare realtà e finzione, mettendo in scena in modo dettagliato gli eventi che hanno caratterizzato il nostro paese nell’anno sopra citato; è anche, però, una prova di eccessiva ambizione, o così pare, forse da parte di Accorsi o degli sceneggiatori, che vuole mettere troppa carne al fuoco, inserendo in poco meno di un ora una miriade di personaggi ove, gioco forza, non tutti appaiono carismatici o interessanti ed ognuno di essi spinto da un proprio obbiettivo personale. Di Pietro (che qui ha il volto di Antonio Gerardi) per esempio viene, oltre che troppo sminuito, snaturato nel modo giusto perché, diciamolo, avere il vero Antonio Di Pietro in un film puramente drammatico sarebbe apparso non solo fuori luogo, ma persino comico, non sposandosi, in quel caso, con le atmosfere ed i toni del prodotto.
Eppure il protagonista di questa fiction non è lui, non è il giudice che pochi anni dopo avrebbe espresso il desiderio di fare il politico, assolutamente; i veri one-man-show sono Stefano Accorsi nelle vesti di Leonardo Notti, un agente pubblicitario nell’azienda di Dell’Utri, che avrà il grande “onore” di avere un piccolo scambio di battute con il Cavaliere in un gabinetto durante una conferenza tenuta da un esponente della DC, in una scena abbastanza di dubbio gusto; c’è poi Pietro Bosco (Guido Caprino), un reduce dalla guerra in Iraq che per tutta una serie di eventi si ritroverà a prendere parte ad un comizio della Lega Nord, i cui rappresentanti sembrano tante macchiette o personaggi usciti fuori da un cabaret, e forse qui gli ideatori ci hanno visto dentro davvero visti i presenti; c’è la bella Miriam Leone, nelle vesti di Veronica, una soubrette ed all’occasione squillo di alto bordo, mantenuta a suon di amplessi con personaggi di spicco della società milanese, vorrebbe diventare una star televisiva e condurre “Domenica In”; ed infine arriviamo a parlare di Luca Pastore (Domenico Diele), giovane poliziotto dal passato oscuro malato di AIDS e Beatrice “Bibi” Mainaghi, interpretata da Tea Falco, figlia di un noto industriale del nord invischiato nel traffico delle tangenti e degli appalti.
Un ricco cast, dove però emergono solamente in pochi e a farne le spese sono molti. C’è, infatti, anche Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo Criminale, che qui sembra riprendere il ruolo affidatogli nel 2008, ma dalla parte opposta: non più criminale, ma poliziotto, sempre un po’ infame e mai sincero, anche questi, però, invischiato in qualcosa che allo spettatore non viene detto, ma solo accennato per aumentare l’(ennesimo) interesse da storia a stampo Noir.
Un elemento al quanto sconcertante riguarda, purtroppo i dialoghi, di fatto trovo veramente difficile comprendere una sola parola proferita da Tea Falco, che non sa parlare di fronte alla telecamera, ha una voce inespressiva ed il più delle volte biascica o sussurra le battute, mentre il giovane Diele, in queste prime due puntate, ha fatto appello a tutta la sua inesperienza e monoespressività sul campo, ma c’è tempo di migliorarsi e sopratutto di crescere. Miriam Leone è una bellissima donna, e non lo devo di certo scrivere io, dopo tutto è Miss Italia 2008 e si fanno apprezzare le scene di sesso, mai davvero fini a se stesse, che la vedono coinvolta. Sia lode al Signore!, griderà qualche malizioso, ci mancava solo una squillo interpretata da una attrice con il senso del pudore; state pur tranquilli, pubblico maschile, che qualche sequenza “hot” allieterà i vostri occhi stanchi e chissà cosa ci riserverà il futuro con questo personaggio, che più che femme fatale pare tanto una vittima del sistema, troppo poco incisiva e superficiale per bucare davvero lo schermo, tanto da uscirne abbastanza a pezzi se confrontata con la Patrizia di Romanzo Criminale.
Il guaio fondamentale è che tanti interpreti occupano logicamente tempo e così ecco saltar tutta una serie di sotto-trame che hanno, è vero, un legame con Mani Pulite e Tangentopoli, ma che a loro volta mettono in secondo piano le indagini ed progressi dell’inchiesta; questo perché 1992, con tutte le sue pecche, che possono scomparire o migliorarsi, non vuole solamente raccontare la vicenda giudiziaria di un determinato periodo storico, ma si prende l’onere di raccontare l’Italia degli anni ’90 ed è proprio nel dettaglio che la nuova produzione Sky merita i più sinceri elogi a partire dalla colonna sonora (ci sono i REM, Kurt Kobain, la canzone “Non Amarmi” ed i siparietti RAI), fino alla scenografia o la fotografia.
Sia chiaro: in 120 minuti qualcosa di buono si è visto, tuttavia la base sembra traballare un poco, magari perché priva di quei personaggi dotati di un carisma eccezionale come potevano essere in passato i protagonisti di Gomorra o i componenti della banda della Magliana a Roma. Esattamente come per le serie precedenti, anche qui siamo anni luce lontani dalle scadenti “fiction” made in RAI o affini, e la qualità tecnica la si nota anche nella regia, la quale ci regala una scena capace di incastonare tutta la filosofia del ’92, ovvero quando Dell’Utri annuncia, ad una riunione, la morte di Salvo Lima con in sottofondo la sigla di Casa Vianello; Accorsi, con la sua idea, ci porta a fare delle riflessioni, cerca di scovare il marcio della società Italiana non attraverso lo scandalo, ma nella rappresentazione pura e semplice, quasi da romanzo storico, e qui forse sta la superbia e l’arroganza, che racchiudere in 10 puntate un anno come quello qui preso in analisi non è poi così semplice, specialmente quando ai fatti si affiancano le storie romanzate o gli innumerevoli personaggi comprimari e carnefici dei tanti eventi mostrati.
Troppa carne al fuoco, personaggi insipidi nel bene e nel male da digerire, che non possiedono la grinta, ma si fanno avanti strisciando come serpenti, ma mai veramente accattivanti ed una storia che al momento non fa capire bene dove vuole andare davvero a parare. Si dice in giro che voglia fare un gigantesco affresco del 1992, ma forse, andrebbe detto, tanto valeva volare più basso e regalare qualche soddisfazione in più già da adesso.
Aspetto i prossimi sviluppi ed episodi, in cuor mio speranzoso che i molti dubbi scemino in toto e le perplessità spariscano, in fondo 1992 è una serie tutta da scoprire, resta da capire però quanto possa essere di qualità e quanto possa appassionare noi, il pubblico, che ancora trova difficile dimenticare icone immortali quali Bufalo, Libano, Pietro Savastano e Freddo.
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