Dylan Dog : Jack lo Squartatore (n.2)
La vicenda, stavolta, coinvolge cinque esponenti dell’alta borghesia londinese, i quali, spinti dalla necessità di sconfiggere la noia di tutti i giorni, decidono di fare una seduta spiritica ed evocare, durante la realizzazione di questa, lo spirito di Jack lo Squartatore, famigerato serial killer colpevole di innumerevoli crimini avvenuti nella seconda metà del diciannovesimo secolo tra le vie di Whitechapel, uno dei quartieri più malfamati e mal ridotti della città. Quello che inizialmente sembra essere solo un gioco o un trucco ben riuscito di esoterismo ed evocazione si tramuterà, ben presto, in un vero e proprio incubo, poiché Jack sembra essere davvero tornato dall’oltretomba, e intenzionato a squartare e assassinare brutalmente coloro che l’hanno risvegliato dall’eterno (e dannato) sonno.
Non è un caso, infatti, che questa rivisitazione del terribile mito, che terrorizzò Londra a fine ‘800, assuma connotati, a momenti, tipici di una commedia o di una farsa, ricca di sarcasmo e macabra ironia che Sclavi non fatica a mettere in determinate sequenze prendendosi pesantemente gioco di alcuni comprimari, come quando, ad esempio, si tratta di deridere la bella Elizabeth, sposata, ricca ed annoiata, sempre alla ricerca di emozioni forti da parte di altri uomini chiamati a prender parte a riti carnali nel proprio letto per sentirsi un po’ più viva e trasgressiva. Gli attimi drammatici che la vedranno coinvolta durante l’irruzione, nella sua lussuosa dimora, di Jack lo Squartatore verranno sottolineati dal
Anche qui, molto più che nel precedente albo, l’elemento erotico è chiaramente presente, non solo a causa della già sopra citata figura di Elizabeth, che morente sente finalmente “la vita scorrerle dentro” quasi fosse il primo vero orgasmo provato dopo tanto tempo proprio nel mentre in cui si ritrova in un mare di sangue pochi attimi prima di perdere i sensi (“Like a Virgin” di Madonna, secondo l’analisi di Tarantino, docet); ma soprattuto nella figura di Dylan, a cui Sclavi conferisce una personalità quasi affine a quella del Don Giovanni, ove il protagonista non rinuncia mai a spassarsela con qualche donna, rimanendo, chiaramente, sia nei modi che nell’approccio fisico un vero gentiluomo. Tuttavia, Dog resta una calamita solo per le persone coinvolte nella sua vita e
“Jack lo Squartatore”, inoltre, approfondisce in tono scanzonato anche il rapporto tra Dylan e Groucho, che cerca di far colpo sul suo capo travestendosi da donna, proponendosi come esca, e giocando molto sulla sua sessualità ed i suoi orientamenti sessuali. Il fido assistente si fa, come di consuetudine, anche promotore e protagonista di alcuni giochi di parole esilaranti e siparietti incredibilmente spiritosi, ove, magari, a più di un lettore scapperà una isterica risata. Groucho, qui ancor più che in passato, resta una figura imprevedibile al limite del “politically correct” ed in alcuni situazioni si rivela una spalla necessaria per donare, all’intera storia, un respiro più leggero e auto ironico.
In fondo, per una mente allenata o attenta, l’elemento noir non è poi così complesso, se non fosse per una perfetta simbiosi tra scrittura e rappresentazione, alle volte anche molto spinta e realistica nel voler raccontare i macabri omicidi presenti, ed a testimonianza di quanto appena detto non si può non citare il “duello” finale, tra il colpevole e l’Indagatore dell’Incubo, che prende parte in uno dei tanti musei delle cere di Londra, ove,
Una critica, questa, efficace e ancora attuale, che mantiene alto il livello di una storia appagante e ben realizzata, soddisfacente e strutturata in un modo classico, ma completa di tutti quegli elementi che la rendono riuscita fino in fondo. A concludere, poi, vi è il quesito che fa da conclusione, con cui si chiude l’avventura, legato alla figura di Jack, il cui spirito sembra davvero aleggiare tra i vivi, magari alla ricerca di qualcuno pronto, nel proprio subconscio, a uccidere e ammazzare brutalmente esattamente come faceva lui ai suoi tempi.