Aprendo il sito italiano dell’ONU, troviamo due notizie correlate ma di segno opposto: la seconda riempie di speranza e orgoglio il triste vuoto lasciato dalla prima. E non è un caso che questo messaggio parta dall’Italia.
“MOSUL (IRAQ), 20 GENNAIO – Il monastero cristiano di Sant’Elia, il piu’ antico dell’Iraq, e’ stato ridotto dall’ISIS in un cumulo di macerie. Lo rivelano foto da satellite ottenute dall’Associated Press.”
“ROMA, 14 FEBBRAIO – I caschi blu della cultura saranno formati a Torino. La cerimonia che terra’ a battesimo la nuova unita’ di “Monuments Men” dell’ONU si terra’ martedì a Roma, alle Terme di Diocleziano alla presenza del Direttore generale dell’UNESCO, Irina Bokova, dei ministri dei Beni Culturali Dario Franceschini, degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, della Difesa, Roberta Pinotti, dell’Istruzione, Stefania Giannini e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette.” Il motto della nuova unità è ““A Nation stays alive when its Culture stays alive”.
Peccato che i media, subito attenti a criticare (e a ragione) la copertura delle statue in occasione della visita ufficiale in Italia del Presidente iraniano Rouhani non si siano altrettanto accorti di questo grande evento: grande sì, di portata mondiale! E non tanto o non solo perché è coinvolta l’Organizzazione delle Nazioni Unite ma soprattutto perché indica la strada con cui l’Italia può davvero essere utile al mondo e all’umanità: non è casuale che qui, nel Bel Paese, cominci la difesa del patrimonio artistico, espressione della storia dell’uomo e delle civiltà e speranza per il futuro. Come disse Benigni a Bruxelles in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, “l’Italia non è il Paese del Risorgimento o del Rinascimento, ma della Resurrezione”, “del miracolo permanente. Voi non potete sapere cosa può fare questo Paese”: in realtà, potremmo spingerci fino a dire che Resurrezione è Rinascimento, intendendo una costante rinascita che avviene proprio grazie all’Arte e alla Bellezza… Ecco perché, anche se talvolta c’è chi non si sente italiano, possiamo cantare “per fortuna lo sono!”
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